L’ARTE PUÒ CREARE LA PACE? I GRAFFITI NELLO YEMEN DI MURAD SUBAY INSEGNANO CHE, SÌ, L’ARTE AFFERMA LA PACE

 

L’ARTE PUÒ CREARE LA PACE? I GRAFFITI NELLO YEMEN DI MURAD SUBAY INSEGNANO CHE, SÌ, L’ARTE AFFERMA LA PACE

Duecentosedicesimo-post_Murad-SubayCompagni di viaggio attivisti, vi soffermate mai un momento sulla vostra potenziale capacità personale? Capacità di perpetuare qualsiasi cosa, qualsiasi pensiero, azione, decisione, movimento, influenza su altre persone, su altre culture, invenzioni, avanguardie.
Accendiamo la TV. Guerra, guerra, guerra. Ogni giorno si accende un altro focolaio bellico. Qual è l’obiettivo? Una volta si facevano guerre per conquiste, di terra e di materie prime. Ora? Fame, povertà, epidemie. Io la spengo, la TV. La spengo perché non c’è solo distruzione, rovina, buio. La spengo perché ho visto, più volte, di persona, come anche la decisione di un solo individuo nel mondo possa creare una reazione a catena inarrestabile di creatività costruttiva, di pace, di prosperità, di benessere.
All’edizione 2014 della conferenza mondiale di Science for Peace ho potuto assistere, anche questa volta di persona, all’esibizione di sensibilizzazione di un graffitaro senza eguali: Murad Subay.

Forse non è corretto chiamare lo yemenita Murad Subay con l’etichetta “graffitaro”. No, non è affatto corretto. All’indomani di un conflitto a tutti gli effetti di guerra, il creatore di un movimento artistico portatore e fautore di pace e di cooperazione deve essere chiamato col nome che merita: artista. A una mente attiva, a una coscienza indignata per la presenza di guerre da oltre un cinquantennio in un Paese naturalmente ricco di risorse, lo Yemen, alla pazienza instancabile dell’artista Murad Subay, il quale colora i muri danneggiati dai conflitti con coloratissimi graffiti portatori di messaggi di speranza, di pace, di sensibilizzazione, dal 2011, lui stesso creatore delle campagne internazionali “The Walls remember their faces”, per non dimenticare le persone ingiustamente uccise dal conflittto, e “12 Hours”, per dare immagine coi graffiti sui muri alle dodici sfide sull’orizzonte politico dello Yemen, un carisma in grado di coinvolgere i giovani yemeniti a colorare le mura interne della capitale che ospitano uomini e donne in cerca di pace, mura che non sono più attaccate da nessuno, a tutto questo, a questo eccezionale ragazzo classe 1987, basterà il Premio Art for Peace Award 2014 consegnato dalle mani di Kathleen Kennedy Townsend in veste di Vice Presidente di Science for Peace?
Ho visto Murad Subay esibirsi nella creazione di un graffito ad hoc per Science for Peace. Ho visto una colomba fatta non solo di cartone, colla e colori. Ho visto una colomba prendere vita nell’incrollabile speranza che accende gli occhi di Murad Subay, nel riaccendersi gli animi di noi, comodi spettatori, in agio nella soffice poltrona, nell’ambiente riscaldato, nell’abbondanza di cibi e bevande, nel dare per scontato un tenore di vita dimenticato, se non sconosciuto, per miliardi di persone nel mondo.
Qualcosa è successo. I graffiti di Murad Subay non sono semplicemente un esempio di arte moderna. Sono testimonianze di vita vissuta di un Paese in guerra, da troppo tempo.
Se tutto questo è nato dall’iniziativa di un ragazzo, cosa potrebbe accadere se tutti coloro che conoscono il tenore di vita di benessere, salute, progresso e prosperità volessero renderlo realtà in tutto il mondo? Chiudete gli occhi, ora. E … immaginate!

“(I ragazzi dello Yemen) hanno dipinto e continuano a dipingere ancora oggi …
Il Premio (Fondazione Veronesi) è il mio nuovo pennello” (cit.)
Dal discorso ufficiale tenuto in occasione del conferimento Art for Peace Award 2014 dall’artista Murad Subay, il quale definisce l’arte dei graffiti “la politica della strada”.

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My mural in the 5th Hour “Drones” on the cover of the Dutch magazine “MILITAIRE”. Photo by: Yahya Arhab

 


جداريتي في الساعة الخامسة “الطائرات بدون طيار الأمريكية” على واجهة غلاف مجلة “ميليتاير سبيكتيتور” الألمانية. الصوره من تصوير مراسل الوكاله الأوربية “يحيى عرهب”.

My mural in the 5th Hour “Drones” on the cover of the Dutch magazine “MILITAIRE”. Photo by: Yahya ArhabBynkgk0IMAAjey_

Photo for one of three murals I participated by in an exhibition in “Vermont, USA”.

 

صورة لجدارية من جداريات حملة “12 ساعة” والتي شاركت بثلاث منها، في معرض في الولايات المتحدة الأمريكية، ولاية “فيرمونت”، جداريات: الطائفية، وتجنيد الأطفال وجدارية الساعة الـ12.
ضم المعرض عشرة فنانين من حول العالم التالية أسمائهم:
-ستيفن لامبيرت
-كلير فونتاين
-مراد سبيع
-مايكل راكويتز
-باكارد جينينقس
-شيرين نشئت
-لارا بالادي
-ببلك ستوديو
-يس مان
-بيدروا رياس
Photo for one of three murals I participated by in an exhibition in “Vermont, USA”. The murals Part of the “12 Hours” campaign, about “sectarianism, child recruitment and the 12th hour’s mural”.
10 Artists from around the world participated in this exhibition and they are:
Claire Fontaine
Steve Lambert in Collaboration with The Yes Men
Murad Subay
Public Studio
Packard Jennings
Shirin Neshat
Michael Rakowitz
Lara Baladi
Pedro Reyes

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EXPOSURE: Images from Around the World – Photo Galleries, Including the 7th Hour “Civil Wars” mural, in the “12th Hour” campaign.

معرض صور من حول العالم ومنها صوره لجدارية الساعة السابعة “الحروب الأهلية” ضمن حملة “12 ساعة”. EXPOSURE: Images from Around the World – Photo Galleries, Including the 7th Hour “Civil Wars” mural, in the “12th Hour” campaign.

 

صور لنشاط حملة “12 ساعة” في ساعتها الثامنة

صور لنشاط حملة “12 ساعة” في ساعتها الثامنة “ضحايا مجزرة العرضي الإرهابية”.. 6 مارس 2014, على الجدار المقابل للسفارة الليبية، شارع حده..

تصوير: عبدالكريم المؤيد 1010085_623486467722549_1956428751_n 1240568_623484007722795_1131365198_n 1455982_623487551055774_1690271814_n 1506817_623485677722628_1787545328_n 1508522_623498961054633_326987888_n1782028_623485514389311_2118386534_n 1890991_623488547722341_723663328_n 1897733_623497831054746_984521034_n 1898222_623487047722491_2106037479_n 1901146_623495041055025_257866580_n 1925161_623495531054976_1915386143_n 1960140_623490311055498_1657021587_n 1969355_623499667721229_14908925_n 1979507_623486337722562_723979344_n 1979570_623488217722374_830825606_n 10001358_623493317721864_1734151823_n 10004027_623490397722156_1147559080_n 10006435_623499801054549_1184731529_n 10006914_623495991054930_1218621738_n 10013652_623499861054543_1572929389_n

صوره لـ ربيع الجنيد أثناء عمله على جداريته حول “الإختطاف” في الساعة الـثالثة ضمن حملة “12 ساعة”، نشرت في صحيفة “الدايلي ستار” اللبنانية. تصوير: خالد عبدالله “رويترز

الدايلي ستار اللبنانية

The guardian journal ” Yemeni street artist uses Sana’a walls to remember the disappeared”

Yemeni street artist uses Sana’a walls to remember the disappeared

Murad Sobay, who downplays comparisons with Banksy, stencils faces of vanished political prisoners to keep their memory alive

sana'a walls

Faces stencilled on walls as part of Murad Sobay’s campaign. ‘The walls hold the memory of the disappeared political detainees better than people can,’ he said. Photograph: Abubakr al-Shamahi for the Guardian

Peering out from one of the perimeter walls of Sana’a University is a young man’s face, stencilled in black and white paint. Daubed next to him is his name and the year he disappeared. A metre on is another face, and then another, and then another, stretching along the whole perimeter of the wall.

The faces belong to Yemeni political prisoners who simply vanished, leaving behind families who have little or no knowledge of their fate. Some go as far back as the 1970s and some date to the Yemeni revolution against former president Ali Abdullah Saleh in 2011.

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